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Fleboclisi: cos’è e a cosa serve

foto di un fleboclisi

La fleboclisi è una procedura endovenosa utilizzata comunemente in ambito medico per la somministrazione di liquidi, elettroliti, soluzioni acquose terapeutiche e altre sostanze direttamente in una vena superficiale del braccio del paziente. Questo processo, noto anche come flebo, fornisce al paziente ciò di cui ha bisogno attraverso un tubicino flessibile collegato a un recipiente contenente la soluzione acquosa. La fleboclisi permette una somministrazione precisa e attenta, essenziale per garantire il corretto apporto di medicinali e altre sostanze necessarie per il trattamento.

Risposta a domande frequenti sulla fleboclisi

a cosa serve fare una fleboLa fleboclisi è una procedura endovenosa che prevede l’inserimento di un ago-cannula nella vena superficiale del braccio del paziente, il quale viene collegato a un recipiente contenente la soluzione acquosa mediante un tubicino flessibile. Questa somministrazione endovenosa avviene in modo lento e preciso, controllata da un deflussore che regola la fuoriuscita del liquido.

La terapia endovenosa permette la somministrazione di soluzioni acquose e altre sostanze direttamente in vena. Questo procedimento è essenziale per fornire al paziente medicinali, nutrizione parenterale, trasfusioni di sangue e altre terapie endovenose necessarie per il suo benessere. La somministrazione avviene in maniera lenta per evitare rischi come la flebite o altre complicazioni.

Nella somministrazione della fleboclisi, l’Operatore Socio Sanitario (OSS) gioca un ruolo cruciale. L’OSS è responsabile dell’inserimento dell’ago-cannula nel braccio del paziente, del collegamento al recipiente contenente la soluzione acquosa mediante un tubicino flessibile e del monitoraggio continuo del flusso del liquido. È fondamentale che questa procedura avvenga in maniera lenta e precisa per garantire il benessere del paziente. Scopri il nostro servizio di flebo a domicilio con infermieri e OSS specializzati.

La somministrazione della fleboclisi avviene attraverso l’inserimento di un ago-cannula nel braccio del paziente, collegato a un recipiente contenente la soluzione acquosa mediante un tubicino flessibile. Questo processo deve essere effettuato con precisione e attenzione, regolando la velocità di infusione con un deflussore per evitare complicazioni.

La fleboclisi viene solitamente inserita nella vena superficiale del braccio del paziente. È importante che l’ago-cannula sia posizionato correttamente per garantire una somministrazione efficace della soluzione.

Il tubicino utilizzato nell’infusione endovenosa è un tubicino flessibile collegato al recipiente contenente la soluzione acquosa. Questo tubicino consente il passaggio del liquido dalla sacca al paziente in modo controllato.

La durata di una fleboclisi varia in base al trattamento prescritto e alla velocità di infusione necessaria. Può durare da pochi minuti a diverse ore, a seconda delle necessità terapeutiche del paziente.

Se la fleboclisi va fuori vena, può verificarsi un’infusione del liquido nel tessuto circostante, causando gonfiore e dolore. È importante rimuovere immediatamente l’ago-cannula e riposizionarlo correttamente per evitare complicazioni.

L’ingresso di aria nelle vene può causare embolia gassosa, una condizione potenzialmente pericolosa che può ostacolare il flusso sanguigno e portare a gravi complicazioni. È fondamentale evitare l’ingresso di aria durante la somministrazione endovenosa per garantire la sicurezza del paziente.

Per rimuovere l’aria dal tubo della flebo, è necessario sollevare leggermente la sacca contenente la soluzione acquosa per consentire all’aria di salire verso l’alto. Una volta che l’aria è stata eliminata, il tubicino viene riattaccato al paziente per continuare la somministrazione.

Se le sostanze contenute nella flebo vengono somministrate  troppo velocemente, possono verificarsi complicazioni come insufficienza renale o iperglicemia. È fondamentale regolare la velocità di infusione in modo da evitare rischi per la salute del paziente.

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